Porsenna è entrato nella leggenda mentre ancora era in vita. La sua leggenda vuole che sia diventato signore della dodecapoli per volere degli dei, dopo aver ucciso con l’evocazione di un fulmine il mostro Olta e sappiamo che fu l’unico sovrano a comandare su tutti gli Etruschi portando quella civiltà affascinante e misteriosa al suo apice nel corso di un lungo regno. Le opere che ci parlano di lui in modo diffuso, sono (almeno per ora) andate perdute: quella dell’imperatore Claudio, quella di Varrone, gli archivi di Roma monarchica (bruciati durante il sacco dei Galli di Brenno). Sappiamo alcune cose di lui soprattutto in modo indiretto grazie a Plinio, Dionigi di Alicarnasso e Livio. Ma sappiamo anche che il Senato gli dedicò una statua in rame davanti alla curia che fu visibile finché fu vivo l’impero: fatti che ci raccontano una sorta di semidio. In questo libro gli viene restituita una dimensione umana, fino a rendercelo vivo come un attore sulla scena di un’opera shakespeariana ambientata nel VI secolo a.C., il secolo di Porsenna.