In quale modo la civiltà nuragica gestiva i suoi commerci interni e quelli con le altre realtà con cui giungeva in contatto? Disponeva già di un mezzo di scambio equiparabile a una moneta?Una cultura straordinariamente evoluta per i suoi tempi, che esportava e importava beni materiali da luoghi ampiamente distanti tra loro, da Creta, all’Egitto, alla penisola iberica, che acquisiva avorio di elefante dall’Africa, ambra dal Baltico, rame dall’Oriente e stagno dall’Occidente, che si muoveva nello scenario dei primi empori di scambio nel Mediterraneo, non poteva non conoscere il concetto di mezzo di pagamento o di valore intermediario per gli scambi commerciali.Una possibile risposta a questo fondamentale quesito emerge dallo studio di particolari manufatti definiti spade votive, analizzate in un’ottica innovativa, che le slega e le emancipa dalle funzioni finora attribuite loro, rivestendole di un ruolo e di un significato della massima centralità.