«Chissà come è arrivata questa pestilenza: prende chi gli pare e nessuno sa come resisterle anche perchè ci siamo arresi ancora prima di prenderla. Ormai è tardi». Volponi non ha mai pubblicato un libro di racconti, ma ne ha scritti in diverse fasi della sua vita. Questo volume li raccoglie tutti. Da Annibale Rama, centrato sulla messa a punto di un personal computer (nel 1965!) ad Accingersi all’impresa, la storia di un antiquario ossessionato dalla ricerca delle lastre di rame originali di alcune incisioni del Canaletto; da La fonte, il racconto di un mondo piú violento e feroce che mai durante la peste a Siena nel 1348, a Iride, splendido ritratto di donna, una sindacalista che vive da sola in un quartiere popolare di Milano. E poi favole crudeli, apologhi politico-filosofici, e i racconti giovanili. In Talete, come in altri racconti, si rende apprezzabile il tema volponiano della speranza utopica: si istituisce, infatti, una solidarietà fra l’utopia espressa sul piano dei significati (il saggio morente e sconfitto, toccato dalla luce, cosí come il tordo, il grifone, la suora degli altri racconti) e l’utopia espressa sul piano dei significanti, dove la lingua dei colori e dei corpi e le scaglie di luce, in prossimità della morte dei personaggi, parlano sempre del futuro, del non-ancora-esistente, riproponendo intatta l’unità di violenza e di grazia che sostiene l’intera scrittura di Volponi. dalla prefazione di Emanuele Zinato